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ambiti e contenuto: l tribunale ecclesiastico di Foligno era presieduto dal vescovo che rappresentava il vertice della struttura giuridizionale, giurava fedeltà al pontefice a alla Chiesa di Roma ed operava presso il palazzo episcopale, "in sedia lignea, in camera cubiculari", nella vecchia piazza di Foligno in prossimità della cattedrale di San Feliciano. Amministrava la giustizia presso il tribunale, dove ascoltava le dichiarazioni dei testimoni, istruiva le cause ed emetteva sentenze, coadiuvato da un vicario generale e da funzionari esperti di diritto, uno dei quali ricopriva il ruolo di notaio attuario e giudice ordinario e da un bargello. La competenza giuridica ordinaria riguardava, oltre alle questioni puramente ecclesiastiche e i reati commessi da chierici anche affari concernenti la pubblica moralità.
In materia temporale il tribunale del vescovo si occupa del buon costume, per queste trasgressioni potevano essere inquisiti sia i laici che gli ecclesiastici, anzitutto il concubinato, praticato da donne sposate e nubili. Le frequentazioni extraconiugali erano perseguite con estrema durezza dai vescovi di Foligno, al concubinato e alla prostituzione erano legati gli infanticidi, sempre di competenza della curia, in quanto frutto di relazioni illecite.
A Foligno nel XVI secolo, le ammonizioni dei vescovi Luca Cibo ed Isidoro Chiari prima e i provvedimenti restrittivi di Tommaso Orfini, uomo di notevole levatura che proseguì nell'operazione avviata dai sui predecessori cercando di reprimere il notevole degrado morale e la corruzione che dominava nella società e tra il clero cittadino, risollevarono solo in parte le sorti di dei poveri e dei bisognosi.
In questo periodo Foligno città "di fiera e di passo" è affollata per la maggior parte dell'anno da forestieri, mercanti ma anche mendicanti, pittori e vagabondi, trasgressione e repressione, fanno parte del vissuto quotidiano.