storia: Le radici del sistema prefettizio italiano sono piemontesi, poiché questo deriva dall'intendente generale istituito con regie patenti del 1842 nel Regno di Sardegna, dipendente dal ministero dell'interno, non più dal Consiglio delle finanze, tale figura venne a svolgere la funzione di ufficiale del governo, come rappresentante del potere esecutivo nell'amministrazione del territorio a lui affidato. A partire dal r.d. 9 ottobre 1861, n. 250, la categoria dei prefetti, non più costituita da semplici servitori del sovrano, comincia ad essere disciplinata separatamente rispetto alle altre categorie di impiegati. Il prefetto infatti, nominato dal Consiglio dei ministri, assumeva il compito di vigilare, nell'ambito della provincia assegnatagli, "sull'andamento di tutti i servizi dipendenti dall'amministrazione dello Stato e sulla disciplina delle persone addette". La figura del prefetto va così a configurarsi, nell'ambito di una struttura statale fondata sull'accentramento politico e amministrativo, come il vero pilastro dell'amministrazione pubblica. A questo alto funzionario era affidato quindi il compito di rappresentare l'intero governo, pur essendo alle dirette dipendenze del Ministero dell'interno. Dalle prefetture dipendevano le sottoprefetture, la cui giurisdizione era limitata ai circondari. Fra le sue numerose attribuzioni, erano la presidenza della deputazione provinciale, l'organo di natura elettiva al cui controllo erano sottoposti importanti tipi di deliberazioni dei comuni; esercitare il controllo di legittimità sulle deliberazioni delle amministrazioni comunali e della provincia; dirigere l'amministrazione di pubblica sicurezza. In base alla legge comunale e provinciale del testo unico 10 febbraio 1889, n. 5291, il prefetto, non più presidente della deputazione provinciale, era messo a capo della Giunta provinciale amministrativa, competente sul controllo di merito relativamente alle deliberazioni comunali e provinciali. Durante il regime fascista, i poteri e l'autorità del prefetto furono estesi. La legge 3 aprile 1926, n. 660 affidò ai prefetti il compito di assicurare "unità di indirizzo politico allo svolgimento dei diversi servizi di spettanza dello Stato e degli enti locali" nell'ambito della provincia. Con la soppressione delle sottoprefetture e dei relativi circondari nel 1927, con regio decreto legge 2 gennaio, n. 1, le attribuzioni dei prefetti risultarono ulteriormente accresciute. La preminenza del prefetto, in ambito provinciale, su qualunque altra autorità, anche dello stesso partito al potere, riconosciuto il "più alto rappresentante politico del regime", fu ribadita dal duce con la famosa circolare del 5 gennaio 1927. La legge comunale e provinciale del 3 aprile 1934, n. 383 estese ulteriormente i poteri straordinario dei prefetti e la tutela prefettizia sulle amministrazioni locali anche relativamente ai controlli di merito. Durante la Repubblica Sociale Italiana, con circolare del 9 novembre 1943, il Ministero dell'Interno cambiò la denominazione della qualifica di Prefetto in quella di Capo della Provincia, per meglio sottolineare il senso gerarchico dell'alto funzionario. Con la fondazione della Repubblica italiana, fu sostanzialmente confermato il ruolo del prefetto in quanto rappresentante del potere esecutivo nella provincia. La legge 8 marzo 1949, n. 277, abolendo il disposto dell'articolo 19 della legge comunale e provinciale 383/1934, attribuì al prefetto il compito di vigilare sull'andamento di tutte le pubbliche amministrazioni, ordinando anche eventuali indagini, inviare appositi commissari presso le amministrazioni locali sia per provvedere, in caso di omissione, agli atti obbligatori per legge, sia per reggerle qualora non potessero funzionare, tutelare l'ordine pubblico e sovrintendere alla pubblica sicurezza. Con il decreto legislativo del 30 luglio 1999, n. 300, la Prefettura ha assunto il nome di Ufficio territoriale del governo, poi nuovamente cambiato, con il successivo decreto legislativo 21 gennaio 2004 n. 29, in Prefettura - Ufficio territoriale del governo. Con l'annessione al regno d'Italia fu costituita la provincia dell'Umbria con i territori precedentemente amministrati dalle delegazioni apostoliche di Perugia, Spoleto e Rieti, cui fu aggiunta Orvieto, già unita al circondario di Roma. La provincia fu divisa nei sei circondari di Spoleto, Orvieto, Terni, Rieti, Foligno e Perugia. Nel 1923 vennero staccati Rieti e i comuni appartenenti al suo circondario, per essere annessi alla provincia di Roma; con la costituzione della provincia di Terni (1927) - della quale entrarono a far parte anche i comuni del circondario di Orvieto - l'antica prefettura dell'Umbria si divise, nelle due prefetture di Perugia e Terni.
sede: Perugia
funzioni: Uffici centrali e periferici dello Stato italiano