storia: La Questura è un'istituzione introdotta nell'ordinamento italiano già al momento dell'unificazione territoriale, ma i suoi compiti furono formalmente definiti nell'ambito della Legge sull'unificazione amministrativa del Regno d'Italia del 20 marzo 1865, n. 2248, con allegato B, relativo alla legge sulla sicurezza pubblica. Uffici di questura furono così istituiti in tutte le città capoluogo di provincia con oltre 60 mila abitanti. Negli altri centri urbani le funzioni di pubblica sicurezza furono affidate invece ai sindaci, sotto la direzione del prefetto o del sottoprefetto. L'amministrazione della pubblica sicurezza dipendeva, a livello centrale, dal Ministero dell'interno, a livello periferico, dal prefetto della provincia, il quale era anche rappresentante del Governo centrale nel suo insieme. Con la successiva legge del 21 dicembre 1890, n. 7321, si stabilì in ogni capoluogo di provincia un ufficio provinciale di pubblica sicurezza e in ogni capoluogo di circondario un corrispondente ufficio circondariale, dipendente dal sottoprefetto. Nelle città con oltre centomila abitanti, a capo dell'ufficio di pubblica sicurezza sarebbe stato posto un questore. Le strutture poste negli altri centri abitati sarebbero stati diretti da un commissario. La ripartizione degli affari definita con il "Regolamento speciale per gli ufficiali e impiegati di pubblica sicurezza", approvato con r.d. 20 agosto 1909, n. 666, articolò gli uffici di pubblica sicurezza in tre divisioni, rispettivamente: Gabinetto (I), Polizia giudiziaria (II) e Polizia amministrativa (III). Alle divisioni faceva seguito l'ufficio che provvedeva all'Archivio, al protocollo generale, alla copisteria e alla spedizione. Riflette quest'articolazione degli uffici la struttura degli archivi delle questure, suddivisi in genere in due grandi insiemi, l'archivio del Gabinetto e l'archivio generale, comprendente i documenti prodotti dalla Polizia giudiziaria e dalla Polizia amministrativa. Il medesimo regolamento del 1909 stabiliva che le spese di affitto per i locali degli uffici di pubblica sicurezza sarebbero state a carico delle rispettive amministrazioni provinciali. Il questore, a cui era attribuita la qualifica di "autorità di pubblica sicurezza del primo circondario", esercitava "tutte le attribuzioni di pubblica sicurezza che negli altri circondari, spettano ai sottoprefetti". Inoltre il questore era tenuto a coadiuvare il prefetto "nell'esercizio delle funzioni che sono al medesimo attribuite in materia di pubblica sicurezza negli altri circondari della provincia". Con il regio decreto del 14 agosto 1919, n. 1442, si stabilì che in tutte le città capoluogo di provincia sarebbe stato istituito un Ufficio provinciale di pubblica sicurezza posto alle dipendenze di un questore. In tal modo la Questura assumeva definitivamente il rango di un'istituzione con circoscrizione provinciale. Le indennità assegnate a questo tipo di funzionari erano in relazione con il rango dei rispettivi uffici. Le Questure erano infatti articolate in quattro fasce i cui rispettivi titolari avevano una retribuzione che andava dalle tremila lire delle città maggiori (Roma, Milano, Napoli, Torino, Firenze, Genova, Bologna) alle cinquecento lire dei numerosi centri minori, riuniti nella quarta fascia. La Questura di Perugia, insieme con Caserta, Modena, Novara, Pavia, Piacenza, Ravenna, Como, Sassari, rientrava nella terza fascia, con un'indennità di mille lire. Soppressi i circondari e quindi le sottoprefetture nel 1927, con il regio decreto legge del 14 aprile, n. 593, pubblicato quello stesso anno, le competenze in materia di pubblica sicurezza prima spettanti al sottoprefetto furono attribuite al questore. Fu infine con la legge del 1° aprile 1981, n. 121, che la Questura assunse la completa autonomia dalla Prefettura, configurandosi come un ufficio dipendente direttamente dal Ministero dell'interno e non più come una semplice divisione della Prefettura. Costituita quindi la Questura di Perugia e collocata al pianterreno del palazzo della Prefettura, si pose ben presto il problema di darle una sede funzionale e decorosa. La questione fu oggetto di interessamento nel 1942 da parte dell'Amministrazione provinciale, che propose, in sequenza, diversi edificii, fra cui il palazzo di proprietà della signora Carlotta Levinson Mariotti-Bianchi, in via Baglioni, con ingresso anche da via Baldo, e successivamente il palazzo Donnini (ma in realtà Donini), già sede dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS), che invece fu destinato a ospitare i musei civici della città (Prefettura di Perugia, Archivio amministrativo, 2805). Infine il preside della Provincia, pur di conseguire un risultato, propose l'ex Palazzo Trinci, di proprietà di Gino Belladonna, in Porta Sole, con ingresso da via Porta Sole e da via delle Prome. L'affare però non ebbe seguito e la Questura continuò a risiedere all'interno del Palazzo del Governo. La questione fu ripresa dopo il conflitto mondiale e sempre per iniziativa dell'Amministrazione provinciale, la quale si fece carico di provvedere alla costruzione di un apposito edificio, per consentire all'importante istituzione di lasciare gli "ambienti malsani, privi di aria e di luce e forzatamente ripartiti per mancanza assoluta di spazio, con criterio di adattamento e di promiscuità con conseguente malcontento nel personale e sfavorevoli commenti della cittadinanza" (Ivi, lettera del Prefetto alla Direzione generale di P.S., 14 aprile 1953). Così il 27 gennaio 1957 fu solennemente inaugurata la nuova sede in Piazza dei Partigiani, alla presenza del ministro dell'interno, Ferdinando Tambroni (Ivi, lettera del Questore al Prefetto, 25 gennaio 1957).
sede: Perugia
funzioni: Uffici centrali e periferici dello Stato italiano