storia: Nasce a Perugia nel 1942 e nel 1960 si iscrive al Pci. Nel 1975 è eletto Segretario della Federazione del Pci di Perugina, rivestendo tale incarico fino al 1981.
sede: Perugia 1942
fonti: Per la storia dei comunisti di Perugia e dell'Umbria, 1921-1991: saggi e fonti documentarie, Soprintendenza archivistica per l'Umbria, Associazione il pensiero democratico, Segni di civiltà: quaderno della Soprintendenza archivistica per l'Umbria, p. 268, Perugia 2000.
storia: Nacque a Narni nel 1885 e morì a Perugia nel 1969. Fratello minore di Pietro Pizzoni, anch'egli sacerdote, fu ammesso nel Seminario di Perugia nel 1897 e venne ordinato sacerdote nel 1907. Visse, nel Seminario di Perugia, la drammatica stagione del "modernismo", a fianco del fratello Pietro e di Umberto Fracassini, del quale fu allievo, entrambi coinvolti in prima persona nelle vicende degli anni 1906-1907. Fu in relazione di amicizia e di lunghi rapporti epistolari con gli esponenti principali della cultura cattolica del tempo; di alcuni di loro raccolse parti significative di archivio; in particolar modo, raccolse carte di Umberto Fracassini, dello stesso fratello Pietro e dell'arcivescovo di Perugia, Giovanni Battista Rosa, del quale fu per lungo tempo stretto collaboratore. Fu parroco nella frazione perugina di Piscille e poi delle parrocchie urbane dei Santi Biagio e Savino e di San Michele arcangelo. Svolse numerosi incarichi per la curia diocesana; fra l'altro, fu delegato regionale per l'insegnamento religioso e direttore dell'Ufficio catechistico diocesano. Direttore spirituale nei collegi di istruzione di Perugia, fu particolarmente attivo nel Convitto per orfani dei sanitari italiani, fondato nel 1892.
luogo di nascita: Narni
luogo di morte: Perugia
fonti: The memory be green, Perugia, Grafica Perugia 1985.
Rodolfo Pio da Carpi - (22 febbraio 1500 - 22 maggio 1564) + info
storia: Nato a Carpi (Modena) il 22 febbraio 1500 e morto a Roma il 22 maggio 1564, nipote di Alberto, ultimo signore di Carpi, venne creato cardinale da Paolo III nel 1537, fu collezionista e bibliofilo; tra i diversi incarichi rivestiti, fu legato della Marca di Ancona dal 1539 al 1542.
Roncalli Benedetti, Domenico; Conte e amministratore di enti - (seconda metà dell''800 - 1910) + info
storia: Domenico Roncalli Benedetti fu esponente del Partito Repubblicano di Foligno, fu direttore della Scuola di Arti e Mestieri e ricoprì per diverse volte l'incarico di assessore e consigliere del comune di Foligno.
fonti: L. F. PALETTI, Domenico Benedetti Roncalli, Foligno 1911.
Rossi, Raffaele - (01 febbraio 1923 - 07 febbraio 2010) + info
storia: Raffaele Rossi nacque il 1º febbraio 1923 a Perugia, in borgo Sant'Antonio, da una famiglia operaia. Frequentò l'Istituto magistrale "A. Pieralli" di Perugia e, alla fine degli anni Trenta, partecipò alla organizzazione dei primi gruppi antifascisti, grazie al contatto con professori, come Elisa Quadri e Averardo Montesperelli, e con personalità centrali per l'antifascismo umbro, come Aldo Capitini, che fecero maturare in lui l'opposizione al regime. Conseguì la maturità nel 1942 e iniziò l'attività di insegnante elementare nelle scuole rurali umbre (tra il 1942 e il 1948, quando lascerà l'insegnamento per dedicarsi a tempo pieno alla politica, insegnò a Pupaggi di Sellano, S. Orfeto, Montali di Panicale, Ramazzano, S. Ellero di Passignano). Dopo l'armistizio e durante l'occupazione tedesca fece parte del movimento giovanile di resistenza nella città di Perugia, assumendo poi incarichi di direzione del movimento giovanile comunista e del Partito Comunista Italiano nel 1944. Fu tra gli organizzatori dell'iniziativa di riconciliazione tra giovani antifascisti ed ex fascisti che si svolse a Perugia per il Capodanno 1947 e che ebbe un'ampia eco nella stampa nazionale. Dal 1948 al 1950 fu vicesegretario della Federazione provinciale di Perugia del P.C.I. e nel 1951 segretario della Federazione di Perugia. Nel 1951 sposò Aimera Bonucci, dalla quale ebbe due figlie. Fece parte del Consiglio comunale di Perugia dal 1952 al 1956, quando venne inviato dal Partito a Terni quale segretario della Federazione provinciale (carica che mantenne fino al 1966). Venne eletto membro del Comitato Centrale nell'VIII Congresso del P.C.I. del 1956, anno fondamentale per la vicenda della critica e della condanna dello stalinismo, nella diversità e alterità tra l'esperienza sovietica e quella italiana. Nel 1964 lasciò temporaneamente la politica per tornare a dedicarsi all'insegnamento: importante soprattutto l'esperienza nella scuola di Avigliano Umbro (1965-1966), all'epoca frazione di Montecastrilli. Le esperienze nelle varie scuole rurali umbre (insegnò anche a Poggio Aquilone di S. Venanzo, Acquapalombo, Borgo Bovio e Pianello) lo resero attento, anche nella successiva attività di parlamentare, ai problemi della pubblica istruzione e della scuola. Nel 1966 divenne segretario regionale del P.C.I. e nel 1969 entrò a far parte della Commissione centrale di controllo del partito. Nel maggio 1968 venne eletto senatore per il P.C.I. nel collegio di Terni (venne rieletto anche nel 1972 e poi nel 1976 nel collegio di Perugia); fece parte di numerose commissioni (tra cui Industria, Vigilanza RAI, Interparlamentare per le Regioni, Ecologia, Pubblica istruzione, Esteri) e dal 1976 entrò a far parte del Consiglio d'Europa e del Consiglio dell'Unione Europea Occidentale. Durante la sua attività di parlamentare, si dedicò in modo particolare a tematiche relative alla scuola e all'istruzione primaria, alla riforma federalista dello Stato, al progetto di riforma delle Università, alla riforma delle Camere di commercio; per quanto riguarda l'Umbria, si oppose a lungo, ma senza successo, alla soppressione della ferrovia Spoleto-Norcia, chiusa nel 1968 e poi smantellata. Nel 1970 era stato eletto consigliere comunale di Montecastrilli, e lavorò per la nascita del Comune di Avigliano Umbro (1974), la cui situazione conosceva dal periodo dell'insegnamento del 1965-66. Venne rieletto nel consiglio comunale di Perugia nel 1975, fu riconfermato nel 1980 e ricoprì la carica di vicesindaco dal 1980 al 1987, quando presentò le proprie dimissioni. Fra le opere più importanti dell'amministrazione comunale, in quegli anni di profonde trasformazioni per la città, vi fu l'apertura delle scale mobili dall'interno della Rocca paolina e la parziale chiusura del centro storico alle automobili. Sui problemi della città e dell'urbanistica Rossi scrisse il volume "Discorso sulla città", del 1984, e vi si dedicò intensamente quando lasciò definitivamente la politica attiva, dopo le dimissioni da vicesindaco. Contemporaneamente intensificò la sua attività in campo scientifico e storico: dal 1986 al 2001 diresse l'Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea (I.S.U.C.), e in tale veste organizzò numerosi convegni, iniziative, incontri, oltre a curare numerose pubblicazioni e collane sulla storia di Perugia e dell'Umbria ("La più grande Perugia", "Storia illustrata delle città dell'Umbria"); dal 2002 diresse la nuova rivista "Umbria contemporanea". Altre istituzioni culturali di cui fece parte furono la Società Dante Alighieri, l'Università per stranieri di Perugia, l'Accademia di belle arti di Perugia. Fece inoltre parte di associazioni di cittadini, quali "La città di tutti", e promosse iniziative, incontri e dibattiti sul tema della qualità della vita in città, sullo sviluppo sociale e urbanistico di Perugia e sui problemi del centro storico, come l'incontro "Conversazioni sulla città" del 2001. Morì a Perugia il 7 febbraio 2010. Tra le sue opere, oltre al "Discorso sulla città" già citato, si segnalano l'opera teatrale sul Risorgimento "La libertà che non è pane", scritta nel 1961 in occasione del centenario dell'Unità d'Italia e segnalata dalla giuria del Premio Ferrara, "La stampa a Terni dal 1876 al 1900" (1969), "Il PCI in una regione rossa" (1975), "A. Fedeli, C. Farini: dal socialismo umbro al partito nuovo" (1979), "Un simbolo di libertà, storia del Monumento al XX Giugno" (1988), "Da capitale agraria a città moderna", in "Perugia" (1990), "Una città più grande e più bella", in "Cinquanta anni di urbanistica" (1993), "Una piccola regione nella prospettiva federalista" (1997), l'autobiografia "Volevamo scalare il cielo. Il Novecento dai luoghi della memoria" (1999), "La città la democrazia. Dialogo riformista con Gaetano Salvemini" (2009).
Rotelli, Luigi; Cardinale e Nunzio apostolico - (26 giugno 1833 - 15 settembre 1891) + info
storia: Luigi Rotelli (Corciano, 1833-Roma, 1891). Sacerdote, nei primi anni di attività fu collaboratore a Perugia del vescovo Gioacchino Pecci, poi papa Leone XIII dal 1878. Luigi Rotelli fu quindi vescovo di Montefiascone (1878-1833), nunzio apostolico a Costantinopoli (1833-1887) e poi a Parigi (1887-1891); morì improvvisamente poco dopo essere stato creato cardinale.
luogo di nascita: Corciano
fonti: F. DURANTI, L'Accademia perugina di San Tommaso d'Aquino e il tomismo perugino, in Bollettino della Deputazione di storia patria per l'Umbria, 43 (1946), pp. 58-96.
storia: Noto personaggio del panorama culturale spoletino, si distinse nello studio e nel recupero delle memorie locali.
fonti: Accademia spoletina. 150° anniversario della nascita di Achille Sansi. Mostra documentaria. Catalogo, a cura di F. ANTOLINI - E. CIOCCA - S. NESSI. Spoleto, 1972.
Santi, Francesco - (25 novembre 1914 - 29 gennaio 1993) + info
storia: Francesco Santi nacque a Perugia il 25 novembre 1914, da Evandro (1877-1971) e Cesira Piccini, originaria di una famiglia di proprietari terrieri di Papiano (presso Marsciano, in provincia di Perugia). I Santi erano originari di Pergola, nelle Marche, ma dal principio del XIX secolo si stabilirono a Spoleto: il nonno paterno di Santi, anch'egli di nome Francesco (1849-1909), fu contabile, consigliere comunale e più volte assessore. A Spoleto Santi trascorse i primi anni di vita e frequentò le scuole elementari e il ginnasio, prima di trasferirsi definitivamente, con i genitori e il fratello Paolo (1923-1983), a Perugia. Dopo la maturità classica conseguita al Liceo "A. Mariotti", si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Perugia, laureandosi nel 1937. Iniziò la carriera di avvocato presso lo studio di uno zio, Ponziano Santi, ma i suoi veri interessi lo spingevano verso la storia dell'arte, per cui, anche su suggerimento dell'allora soprintendente ai monumenti e alle gallerie dell'Umbria, Achille Bertini Calosso, si iscrisse alla Facoltà di Lettere e Filosofia presso l'Università di Roma nel 1941 (fino al 1957 sostenne vari esami e conobbe, tra gli altri, il professore di Etruscologia Massimo Pallottino, poi suo intimo amico, ma non arrivò mai a conseguire la laurea). Nel periodo della guerra e dell'occupazione tedesca, Santi partecipò all'attività antifascista e alla Resistenza, prendendo parte alle azioni della brigata partigiana "San Faustino": nel 1959 per il suo impegno ottenne la Croce al Merito di guerra per attività partigiana. Si avvicinò al Partito Liberale Italiano, da lui rappresentato per circa un anno, nel 1944-1945, all'interno del Comitato Provinciale di Liberazione Nazionale. L'impegno politico di Santi proseguì per un decennio, sempre nel Partito Liberale, con vari incarichi a livello locale, fino alle dimissioni nel 1955, motivate anche da una crescente divergenza fra le sue convinzioni personali e la linea del partito. Nominato, nel luglio 1944, immediatamente dopo la liberazione di Perugia da parte degli Alleati, vicecommissario dell'Accademia di Belle Arti "P. Vannucci" (al fianco del commissario Mariano Guardabassi), si dedicò subito a stilare l'inventario del patrimonio posseduto dall'istituzione, vi tenne corsi di storia dell'arte e in seguito fu nominato vicepresidente. Nel frattempo, già dai primi mesi del 1945 aveva iniziato a collaborare con la R. Soprintendenza ai Monumenti e alle Gallerie dell'Umbria, dapprima come avventizio e svolgendo vari incarichi, vincendo nel 1949 il concorso per segretario, ma continuando a interessarsi prevalentemente a compiti di tipo scientifico: fin dai primi anni difficili del dopoguerra fu molto attivo per la tutela delle opere d'arte presenti nel territorio, intervenendo per correggere situazioni di degrado e di pericolo e impedire traffici e vendite illeciti. Nel 1946 venne chiamato dall'allora soprintendente Achille Bertini Calosso a far parte del Comitato ordinatore per la raccolta storico-topografica della città e del territorio di Perugia, una collezione museale volta a illustrare le trasformazioni urbanistiche della città e che fu esposta all'interno della Galleria Nazionale dell'Umbria fino al 1973. Nel 1948-1949 collaborò all'impresa del restauro della Fontana Maggiore di Perugia, su cui pubblicò una relazione tecnica all'interno del volume "La Fontana di Perugia", di Giusta Nicco Fasola (1951). Pur avendo come campo di studi privilegiato la storia dell'arte medievale e moderna, nel 1951 Santi organizzò presso l'Accademia dei Filedoni una mostra della pittura dell'800 a Perugia, di cui curò il relativo catalogo, introducendo all'attenzione della comunità scientifica un argomento all'epoca praticamente ignorato dalla critica e dagli studi. Nel 1952, in stretta e armoniosa collaborazione col nuovo soprintendente Gisberto Martelli, in carica fino al 1966, iniziò il vasto progetto di studio e catalogazione delle opere conservate presso la Galleria Nazionale dell'Umbria e di riordinamento e riallestimento, secondo moderni criteri museografici, delle sale del museo; contestualmente, vennero promosse campagne di restauro, di cui venne data accurata notizia in diverse mostre tenute negli anni 1953-1956, con la pubblicazione dei relativi cataloghi. La Galleria, dopo i lavori di sistemazione, veniva riaperta al pubblico il 18 marzo 1955. Intensa l'attività di Santi anche sul territorio umbro, con l'attenta valorizzazione e riorganizzazione di realtà museali minori, tra cui le pinacoteche comunali di Gubbio, Nocera Umbra (di cui pubblicò il catalogo nel 1957), Gualdo Tadino, e del Museo della Castellina a Norcia, inaugurato nel 1967 su suo impulso. Nel 1964 vinse il concorso di ispettore tecnico nel ruolo degli storici dell'arte in servizio presso le soprintendenze: impostò e avviò in questo periodo un importante progetto tuttora attivo, la raccolta di fotografie di opere sul territorio umbro, strumento fondamentale per qualsiasi azione di tutela. Nel 1966 divenne direttore della Galleria Nazionale dell'Umbria. Nell'estate del 1968, fu protagonista del fortunato ritrovamento di una delle statue marmoree degli "scribi", opera di Arnolfo di Cambio per la fontana da lui realizzata a Perugia nel 1281 e poi smantellata: grazie al tempestivo intervento di Santi, la preziosa opera, rinvenuta presso una villa privata nei dintorni di Perugia, venne acquistata dallo Stato ed entrò a far parte della collezione della Galleria Nazionale dell'Umbria, dove già si trovavano altre parti del monumento; Santi pubblicò la scoperta e un primo studio della statua nell'articolo "Un altro scriba di Arnolfo per la fontana perugina del 1281", in "Paragone", n. 225, novembre 1968, pp. 3-10. Nel 1969 pubblicò il primo volume ("Dipinti, sculture e oggetti d'arte di età romanica e gotica") della sua maggiore fatica editoriale, il Catalogo della Galleria Nazionale dell'Umbria, frutto del suo lungo lavoro di studio e catalogazione. Vincitore del concorso per direttore nel 1970, venne nominato nel 1973 reggente temporaneo della Soprintendenza alle Gallerie e ai Monumenti dell'Umbria (a lungo si adoperò perché una Regione con un patrimonio artistico di estrema ricchezza come l'Umbria avesse una Soprintendenza alle Gallerie distinta da quella per i Monumenti), nel 1974 completò l'ampliamento della Galleria Nazionale dell'Umbria, con l'importante inserimento nel percorso museale della Sala Podiani, già sede di uffici comunali, e l'allestimento di nuovi spazi per le opere dei secoli XVI-XVIII: la nuova ala del museo venne inaugurata il 27 aprile 1974 alla presenza del Ministro della Pubblica Istruzione. Nel 1975 Santi venne nominato Soprintendente ai beni ambientali, architettonici, artistici e storici dell'Umbria: numerosi gli interventi di restauro a edifici e opere d'arte svoltisi sotto la sua direzione, tra cui quelli del Duomo e del Palazzo papale di Orvieto (con la sistemazione in esso delle collezioni del Museo dell'Opera del Duomo), del Tempio di S. Fortunato di Todi, degli affreschi della Basilica superiore di S. Francesco di Assisi, di quelli di Raffaello nella chiesa di S. Severo di Perugia e di quelli del Pintoricchio nella Cappella Baglioni nella chiesa di S. Francesco di Spello. Il suo impegno a difesa del patrimonio artistico locale e nazionale si esplicò anche nei numerosi incarichi temporanei di cui fu investito, tra cui quello all'interno della Commissione nazionale per le opere d'arte all'aperto nel 1979. Nel novembre del 1979 Santi venne collocato a riposo: nominato conservatore onorario della Galleria Nazionale dell'Umbria, proseguì, assieme ad altri lavori, l'impresa della pubblicazione del catalogo del museo, che si arricchì nel 1985 del secondo volume (dopo quello del 1969), dedicato a "Dipinti, sculture e oggetti d'arte dei secoli XV-XVI"; secondo le intenzioni di Santi, avrebbe dovuto seguirne un terzo per le opere dei secoli XVII-XIX, ma la situazione di degrado in cui venne a trovarsi la Galleria nella seconda metà degli anni ottanta e nei primi anni novanta (su cui Santi intervenne più volte, anche pubblicamente) glielo impedì. Accanto all'attività amministrativa, dirigenziale e di tutela, Santi portò sempre avanti anche quella scientifica: fra le sue pubblicazioni maggiori, oltre a quelle già citate, "Perugia. Guida storico-artistica" (Grafica ed., 1950), "La Nicchia di S. Bernardino" (Electa, Milano, 1963), la monografia "Vincenzo Danti scultore" (Volumnia, 1989), e numerosi altri articoli apparsi nel "Bollettino d'arte" (organo ufficiale del Ministero della Pubblica Istruzione) e in riviste scientifiche. Collaborò a lungo con l'Istituto Treccani per la stesura di diverse voci del Dizionario Biografico degli Italiani. La sua attività scientifica proseguì anche negli ultimi anni, con partecipazioni a convegni e seminari e cicli di lezioni tenute all'Università per stranieri di Perugia.
Membro di varie associazioni cittadine e partecipe alle questioni urbanistiche e di vita cittadina (ancora alla fine del 1990 veniva invitato a far parte della Commissione per il consolidamento, restauro e conservazione della Fontana Maggiore, impresa che seguì con vigile attenzione), socio della Deputazione di storia patria per l'Umbria dal 1956 (e dal 1961 al 1984 vicepresidente, quindi consigliere), membro del consiglio di amministrazione della Fondazione culturale Orintia Carletti Bonucci e giurato del Nobile Collegio del Cambio, nel 1970 Santi aveva sposato Barbara Marini Clarelli (1929-2007), restauratrice, discendente della nobile famiglia perugina dei degli Oddi e ultima proprietaria di una ricca collezione artistica, studiata da Santi in un'opera pubblicata postuma nel 2014 ("Una collezione seicentesca a Perugia"): i due coniugi decisero che, alla loro morte, fossero aperti alla fruizione del pubblico e degli studiosi le collezioni artistiche, la biblioteca e l'archivio storico, costituendo una Fondazione privata (Fondazione Marini Clarelli Santi). Santi morì a Perugia il 29 gennaio 1993.
luogo di nascita: Perugia
luogo di morte: Perugia
fonti: Pietro Scarpellini, "Francesco Santi (necrologio)", in "Bollettino della Deputazione di storia patria per l'Umbria", vol. XC (1993), pp. 157-172.
storia: Ersilia Savina Rodante ha collaborato in qualità di ricamatrice con alcune delle Case di moda romane e con alcune importanti Sartorie teatrali. Per le Sartorie si fa riferimento ad Annamode '68, Fabiani, Galitzine, Lancetti, Barocco, Capucci, Carosa, Balestra, Fendi. Per le Sartorie teatrali si fa riferimento alla Safas, a Farani, a Tirelli, a Peruzzi, al Teatro dell'Opera di Roma. La sua attività di ricamatrice inizia anche con la ripresa, nel dopoguerra, con il risorgere della moda italiana voluta e praticata tra Roma e Firenze, anche dalla Gattinoni e da Fabiani. Con Fabiani inizia anche il prêt-à-porter di Alta moda (è visibile un campione con la foto d'epoca nell'album dedicato a questa Sartoria: l'abito nero con maniche dalla particolare lavorazione è il primo esempio di tale genere). Per le Sartorie teatrali, tra i contatti dei costumisti più conosciuti, si possono citare, tra gli altri, Danilo Donati, Monteverdi, Piero Tosi, Bolognini, Veniero Colasanti, Enrico d'Assia, Mario Giorsi. Ersilia Savina eseguiva il lavoro secondo il metodo tradizionale, su telaio a staggia, con ago e filo, usando materiali raffinatissimi, sempre a mano o secondo la tecnica dell'uncinetto. I tessuti, come si può vedere dai campioni, erano svariatissimi: da quelli più sottili (organza in seta pura, tulle, cady, tessuti operati in lana, pelliccia) a quelli di maggior peso. La creazione e la realizzazione, fatte salve le esigenze del capo da ricamare o quelle stabilite dallo stilista, sono frutto della sua professionalità e della competenza sui materiali da usare. I disegni, su bozza appena accennata o dello stilista o del costumista, sono frutto di una dote innata. Eseguiti a mano libera, anche quando si trattava di forme geometrizzanti o da adattare in uno spazio preciso ( il girocollo per la combinazione del disegno). In sostanza, si tratta della testimonianza storica di un prodotto di alto artigianato italiano della moda italiana.
storia: Nata a Foligno nel 1960, entrò a far parte nella seconda metà degli anni Ottanta della Segreteria provinciale di Perugia del Pci.
luogo di nascita: Foligno
fonti: Per la storia dei comunisti di Perugia e dell'Umbria, 1921-1991: saggi e fonti documentarie, Soprintendenza archivistica per l'Umbria, Associazione il pensiero democratico, Segni di civiltà: quaderno della Soprintendenza archivistica per l'Umbria, p. 268, Perugia 2000.
storia: Nato a Castel del Piano Umbro nel 1908, fu professore emerito di anatomia ed istologia patologica ricoprendo l'incarico di preside nella facoltà di Medicina e Chirurgia di Perugia. Come umanista fu accademico onorario dell'Accademia delle Belle Arti di Perugia e socio della Deputazione di storia patria per l'Umbria.
sede: Castel del Piano (PG) 1908
fonti: O. MARCACCI MARINELLI, Vel cum pondere: un archivio di famiglia, Grafica Perugia, 1985.
Sordini, Giuseppe; Archeologo - (1853 - 1914) + info
storia: Giuseppe Sordini ricopri l'incarico di Ispettore alle Belle arti, prima a Palermo, poi a Firenze ma la sua attività di ricerca artistica e archeologica fu svolta soprattutto a Spoleto, città nella quale compì numerosi scavi e scoperte archeologiche. Contribuì anche alla vita culturale di Spoleto, fondando diverse riviste e nel 1902-1903 fu eletto sindaco della città.
sede: Spoleto
luogo di nascita: Spoleto 1914
fonti: C. PIETRANGELI, Nel centenario della nascita di Giuseppe Sordini, in Spoletium, 1 (1954), 1 29-30; S. FRATELLINI, Giuseppe Sordini, in in "Bollettino della Deputazione di Storia patria per l'Umbria", 20 (1914), pp. 582-586.
storia: Nato nel 1956, nel 1980 è stato nominato responsabile del Settore Stampa e propaganda della Federazione provinciale di Perugia del Pci. Nel 1985 entrò nella Segreteria della Federazione perugina ed è stato nominato responsabile del Settore organizzazione e problemi del partito. Nelle file del Pds dal 1992; nel 1998 è stato eletto Segretario regionale dei Ds.
sede: Perugia
fonti: Per la storia dei comunisti di Perugia e dell'Umbria, 1921-1991: saggi e fonti documentarie, Soprintendenza archivistica per l'Umbria, Associazione il pensiero democratico, Segni di civiltà: quaderno della Soprintendenza archivistica per l'Umbria, p. 268, Perugia 2000.
storia: Nasce a Firenze nel 1887 e muore nel 1978. Architetto e storico dell'architettura autore di numerosi saggi sull'argomento. Tra gli altri importanti progetti che portano la sua firma realizzò anche la cripta della Basilica di San Francesco in Assisi dal 1926 al 1932. Insegnò presso l'Accademia di Belle Arti di Perugia poi a Bologna Brera e Roma.