storia: Già nella seconda metà del XIII secolo, la città poteva contare su risorse culturali, economiche e sociali per promuovere l'istituzione e l'affermarsi di uno Studium, seppur d'ambito locale. La data di nascita ufficiale dello Studio generale, invece, si fa risalire all'8 settembre 1308, quando Clemente V emanò la bolla di erezione, attribuendo la facoltà di sviluppare gli insegnamenti in ogni settore disciplinare, in qualibet facultate. Null'altro è stabilito, non si fa riferimento alcuno nè alle modalità di conseguimento del dottorato né circa la licenza di insegnare. Occorrerà attendere i successivi privilegi di Giovanni XXII che contribuirono a rafforzare l'istituzione universitaria: il primo del 1 agosto 1318 concedeva la licenza d'insegnamento (licentia ubique docendi) in entrambi i diritti canonico e civile e dettava precise norme in merito al corso di studi e il secondo, datato 18 febbraio 1321, con cui si estendeva la licentia docendi anche in Medicina e nelle Arti, dettando anche in questo caso precise disposizioni. Se l'autorità pontificia si preservava il diritto di normare in merito alle procedure di conferimento del titolo, il Comune perugino pose forte attenzione nei riguardi della gestione dello Studio, come testimoniano precise norme statutarie e sostanziose risorse finanziarie destinate al suo buon funzionamento. Nel segno della continuità anche Clemente VI si espresse a sostegno dello Studium con la bolla del 15 luglio 1343, concedendo ai chierici stranieri che si recavano a Perugia la prerogativa di poter godere dei benefici ecclesiastici di cui erano titolari per un decennio, e con il successivo breve del 1344 con cui confermava la diretta vigilanza dello Studio da parte dell'autorità pontificia. L'occasione per ottenere anche i favori imperiali si presentò nel 1355, quando una delegazione di ambasciatori, tra i quali vi era il giurista Bartolo da Sassoferrato, fu inviata a Pisa per incontrare Carlo IV di Svevia, il quale oltre a concedere a Perugia, civitas Ecclesie, il vicariato sui territori toscani di pertinenza imperiale che aveva sottomesso, accordò due diplomi, entrambi datati 19 maggio, con il primo confermava la facoltà di conferire il dottorato e la licentia docendi e con il secondo, desiderando favorire l'afflusso di studenti forestieri, li esentava nel viaggio sia di andata che di ritorno dal pagamento di qualsiasi gabella e tributo. Nel corso del XIV secolo, i riconoscimenti papali e imperiali e le forti risorse investite dall'autorità comunale contribuirono all'affermazione dello Studium che, in competizione con quelli bolognese, padovano senese, acquisì grande prestigio principalmente nelle discipline giuridiche legate alle figure di Bartolo e di Baldo degli Ubaldi; prestigiosi furono anche gli insegnamenti del notariato e delle arti e medicina. La fine del secolo sancisce la sottomissione della città a Gian Galeazzo Visconti, il quale conferma il riconoscimento dell'istituzione universitaria, che continuerà a vivere per concessione signorile fino alla metà del secolo. Nel 1467, il breve di Paolo II segna la fine dell'autonomia fin qui goduta e il governo dello Studio passa sotto l'egida dei legati e dei governatori pontifici. La riforma del 1625 di Urbano VIII segnerà il definitivo passaggio da istituzione comunale e quella principesca. Per circa due secoli la vita dello Studio proseguì senza sostanziali mutamenti, realizzatisi nel periodo compreso tra la fine del Settecento e i primi decenni dell'Ottocento, in concomitanza del succedersi degli eventi politici e sociali dell'epoca: dalle prime riforme, risalenti all'esperienza della Repubblica Romana, attraverso il passaggio della breve Reggenza imperiale, al ritorno del Governo pontificio, artefice di un "Piano per il riaprimento dell'Università di Perugia", volto a cancellare le novità introdotte assieme all'allontanamento dei professori compromessi con il governo francese. Una nuova ondata di rifome incisive si realizzarono sotto l'Impero francese, tanto che il Governo pontificio, dopo la Restaurazione, non intervenne immediatamente nè a ripristinare la situazione precedente nè a introdurre modifiche. Un nuovo regolamento, introdotto nel 1824 da Leone XII, che riguardò tutti le Università rimase in vigore fino al compimento dell'Unità d'Italia.
Bibliografia
G. Ermini, Storia dell'Università di Perugia, I-II, Firenze L. S. Olschki, 1971 C. Frova, Università degli Studi di Perugia, in Storia delle Università d'Italia, a cura di Gian Paolo Brizzi-Piero Del Negro-Andrea Romano, Messina, Sicania, 2007, III, pp. 133-134 M. A. Panzanelli Fratoni, Due papi e un imperatore per lo Studio di Perugia, con un saggio di Attilio Bartoli Langeli, Perugia, Deputazione di storia patria per l'Umbria, 2009 C. Frova, Scritti sullo Studium Perusinum, Deputazione di storia patria per l'Umbria, 2011 A. Bartoli Langeli , All'origine dello Studio: politica e cultura della città, in Annali di Storia delle università italiane, 18 (2014), pp.13-24